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Il MALATO IMMAGINARIO

GRANDE TEATRO CON GABRIELE LAVIA  INTERPRETE E REGISTA DEL “MALATO IMMAGINARIO” di MOLIÈRE

Al Vittorio Emanuele dal 30 marzo al 3 aprile l’atteso spettacolo concluderà il cartellone principale di prosa dell’Ente Teatro di Messina. Nel cast anche Lucia Lavia, figlia dell’attore e di Monica Guerritore

Grande teatro per l’ultimo spettacolo del cartellone principale di prosa del Vittorio Emanuele di Messina. Dal 30 marzo al 3 aprile in scena Gabriele Lavia, protagonista assoluto del capolavoro di Molière “Il malato immaginario“, prodotto dal Teatro Stabile dell’Umbria e dalla Compagnia Lavia Anagni. Lo stesso attore è il regista di quest’allestimento che si avvale della traduzione di Chiara De Marchi, delle scene di Alessandro Camera e dei costumi di Andrea Viotti. Nel cast si registra il debutto di Lucia Lavia, figlia di Gabriele e di Monica Guerritore. Gli altri attori sono: PietroBiondi, Gianni De Lellis, Giogio Crisafi, Barbara Bengala, Mauro Mandolini, Alessandro Parise, Giulia Galiani, Andrea Macaluso e Michele Demaria.

Gabriele e Lucia Lavia  (foto T. Le Pera)

Dopo la felice esperienza con “L’avaro”, Gabriele Lavia è tornato ad un altro testo simbolo della produzione di Molière, a lui particolarmente congeniale per qualità della drammaturgia e lo spessore dei personaggi. “Il malato immaginario” è una commedia scritta nel 1673. Intesa dal suo autore come una farsa, è inframmezzata da intermezzi musicali e balletti giustapposti alla commedia, inseriti all’unico scopo di compiacere i gusti di Luigi XIV, lasciando però intatta la struttura dell’opera. Da molti ritenuto il capolavoro assoluto del teatro di Molière, “Il malato immaginario” narra le disavventure di un ipocondriaco Argante, padre di una bella figlia, marito di una donna opportunista e fedifraga e vittima di uno sciame di dottorini-avvoltoi salassatori e ciarlatani.

I guai cominciano quando, con un patto di matrimonio arbitrariamente siglato, Argante promette la figlia in moglie ad un giovane quanto babbeo dottorino di fresca laurea, in modo da potersi garantire un sereno (…e gratuito) futuro di consulti e ricette. L’ostilità della figlia, segretamente innamorata di Cléante, e la calcolata ingerenza della moglie, algida esecutrice di un piano truffaldino, finiscono per spingere il povero Argante in una fitta trama di inganni, equivoci, burle e finzioni, giocate – per lo più – sulla sua stessa burbera ed inguaribile ingenuità.

Ipocondriaco sino a rasentare la follia, Argante vive di medici e medicine, spiando ossessivamente in se stesso i sintomi di tutte le possibili malattie. Su questa base scattano i meccanismi classici della commedia: una moglie avida, una figlia il cui amore è contrastato salvo poi trionfare al momento buono in un immancabile lieto fine, un gruppo di untuosi ed infidi dottori che si nascondono dietro grandi paroloni in “latinorum”, un fratello savio e una cameriera fedele e astuta come il teatro vuole.

La tradizione, commettendo forse una forzatura, ha accomunato la malattia con la vecchiezza identificando di conseguenza il ruolo del Malato con un attore anziano o addirittura vecchio. Molière lo scrive per se stesso quindi per un uomo sui cinquant’anni che, come Argante, probabilmente ha più paura di vivere che di morire. In realtà, però, l’autore francese era malato davvero: il 17 febbraio del 1673 Molière, che interpretava Argante, portò a termine la rappresentazione di questa commedia nonostante il suo grave stato di salute, morendo infine poche ore dopo.

TEATRO VITTORIO EMANUELE

Mercoledì 30 marzo,  venerdì 1 e sabato 2 aprile ore 21.00

giovedì 31 marzo e domenica 3 aprile ore 17.30

Prezzi: platea 30 euro (ridotto 23), prima galleria 20 euro (15), seconda galleria 8 euro (5)

 
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