“DONNA NON RIEDUCABILE”, OTTAVIA PICCOLO RACCONTA L’ASSASSINIO DI ANNA POLITKOVSKAJA Al TEATRO VITTORIO EMANUELE DI MESSINA
“Donna non rieducabile” è lo spettacolo di Stefano Massini, interpretato da Ottavia Piccolo con la regia di Silvano Piccardi e le musiche per arpa eseguite da Floraleda Sacchi. L’appuntamento è nella Sala Laudamo dal 18 al 20 febbraio per la sezione “Concerto per Attore Solo” del cartellone di prosa dell’Ente Teatro di Messina.
La “donna non rieducabile” è Anna Politkovskaja, la giornalista assassinata a Mosca il 7 ottobre 2006, un omicidio che ha gettato un’ombra profonda sulla democratizzazione della Russia dopo la caduta del regime sovietico. Ottavia Piccolo ha dato voce allo smarrimento, all’orrore, alla dignità e anche all’ironia di questa donna indifesa e tenace, con il rigore e l’intensa partecipazione di una attrice che in quei valori di libertà aspira e si identifica.
19 febbraio ore 21.00
20 febbraio ore 17.30
Prezzi: posto unico 10 euro, ridotto 6 euro
NOTE DI REGIA
Dopo il crollo del Regime sovietico, la Russia sembrava avviata verso una nuova democrazia. L’assassinio di Anna Politkovskaja ha allungato un’ombra terribile su questa illusione.
Anna non era una militante politica, era una giornalista. Una giornalista e una donna, senza alcuna mira di potere o altro, se non quello di portare avanti, con tenacia e determinazione, il proprio mestiere. Il suo fu uno sguardo aperto, senza prevenzioni né compromessi, su quanto avveniva nel suo paese, partendo dalla lontana Cecenia, per arrivare a incontrare i momenti più terribili della recente storia russa (dalla strage al Teatro Dubrovka di Mosca, a quella nella scuola di Beslan).
Come nell’Argentina dei colonnelli (dove gli oppositori venivano fatti “sparire”, senza che ufficialmente nessuno ne dovesse rispondere), anche nel caso di Anna Politkovskaja, chi godeva della sua eliminazione, poteva nel contempo mostrarsi con le mani formalmente “pulite”.
La vita di Anna è diventata qualcosa di unico e di emblematico, in cui la vicenda personale e professionale ha finito con l’assumere di per sé un meta-significato, un valore simbolico di qualcosa che ancora sembra sfuggire alla comprensione e alla coscienza contemporanea.
Affrontando il testo di Stefano Massini, mi resi conto che non si trattava di mettere in scena il “personaggio” di Anna Politkovskaja, né, tanto meno, di farne un’eroina da feullieton politico.
Si trattava al contrario di restituire al pubblico, nella forma più diretta, più semplice, più anti-retorica possibile, il senso della scelta di verità, compiuta da una giornalista che volle andare a vedere dentro gli eventi, per restituircene, con sguardo limpido e coraggioso, personaggi e vicende.
Mettere in scena uno sguardo, quindi: questo il compito mio e di Ottavia. Suggerendo il contesto realistico, evocando la persona attraverso le sue testimonianze, ricreando la condizione di solitudine che mano a mano la circondò, fino a soffocarla. E Ottavia Piccolo ha dato voce allo smarrimento, all’orrore, alla dignità e anche all’ironia di questa donna indifesa e tenace, con il rigore e l’intensa partecipazione di una attrice che in quei valori di libertà si identifica fino in fondo.
Costruito come una serie di istantanee, il percorso seguito da Anna (scandito dall’intervento dell’arpa di Floraleda Sacchi, che diventa volta volta l’eco della guerra, lo spappolarsi dell’inno sovietico, un rumore di ferraglia inquietante, una momento di pace… ), veniva quindi ricreato dall’attrice, in simbiosi con quanto visto e vissuto dalla giornalista.
Silvano Piccardi