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Fantasmi

“Fantasmi” di e con Vetrano e Randisi in scena al Teatro Vittorio Emanuele di Messina. Dopo il successo da registi con “Trovarsi”, i due artisti siciliani tornano a Messina anche come attori con la riscrittura di testi di Pirandello e di Scaldati. Con loro l’attrice messinese Margherita Smedile.

Come registi e adattatori di “Trovarsi” di Pirandello hanno inaugurato in prima nazionale  la stagione di prosa del Vittorio Emanuele. Come attori, registi e autori del testo che riprende ancora una volta  Pirandello inaugureranno venerdì 18 novembre (con repliche fino a domenica 20) la stagione della Sala Laudamo (sezione “Paradosso sull’autore”, a cura di Dario Tomasello). Enzo Vetrano e Stefano Randisi chiudono la loro lunga e applaudita presenza a Messina con “Fantasmi”, che unisce una loro personalissima versione de “L’uomo dal fiore in bocca”, “Sgombero” e una serie di “Colloqui con i personaggi” del grande agrigentino e con Totò e Vicé, le due creazioni del drammaturgo palermitano Franco Scaldati.

Con la riscrittura di “Sgombero” e de “L’uomo del fiore in bocca” gli attori e registi siciliani, affiancati sul palcoscenico dall’attrice messinese Margherita Smedile, raccolgono i fili di questo lungo percorso pirandelliano e li intrecciano – in un gioco di contaminazioni e di sovrapposizioni – a dialoghi surreali e citazioni fulminee attinte dal repertorio di Totò e Vicé, personaggi fantastico/poetici siciliani (qualcuno li ha definiti beckettiani) del teatro di Franco Scaldati (per la prima volta tradotto in italiano), riuscendo a comporre una riflessione umoristica e struggente sull’attesa, la negazione e l’accettazione della morte.

Mettendo insieme questi due atti unici si ha la percezione del senso di grande vitalità e disprezzo del comune pensare che si respira in tutta la drammaturgia di Pirandello, della capacità di irridere e far ridere con amarezza dei vizi e dei paradossi della società. Il luogo delle azioni – una stazione ferroviaria in cui sembra si sia fermato il tempo, per un bombardamento o una calamità naturale – diventa la “stanza della tortura” che lo studioso Giovanni Macchia ha individuato come luogo costante nei lavori pirandelliani. Così il “fiore in bocca” diventa malattia di una intera società.

Sala Laudamo, 18 e 19 novembre, ore 21.00; 20 novembre, ore 17.30

Prezzi: posto unico 10 euro, ridotto 6 euro

 

 
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